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460 Casina Bric, in vigna si gioca da stopper

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Casina Bric, confezione per bottiglia Casina Bric, confezione per bottiglia

Sono tanti i motivi per cui Gianluca Viberti di 460 Casina Bric può esser considerato quasi un pesce fuor d'acqua nel mare langarolo. Enologo, figlio di Giovanni Viberti, nella cui cantina ha lavorato a lungo portandola alla certificazione biologica in tempi non sospetti (per 15 anni a partire dal 1992), in attività per conto proprio dal 2010 con una "Casina". Che non è un refuso di «Cascina», come si potrebbe credere. È una piccola casa, una cantina a misura d'uomo che si incontra sulla strada che da La Morra porta a Barolo,poco prima di arrivare in frazione Vergne.


 

Casina Bric, vigne

Ed è, soprattutto, il cuore di un progetto che segue idee chiare e precise. A partire dalla volontà di fare pochi vini, quelli davvero radicati nella cultura vitivinicola di questa terra: tanto nebbiolo e un po' di barbera, per un totale di quattro etichette. E poi un'insolita commistione tra il vignaiolo che passa le giornate con le mani affondate nella terra e l'uomo di marketing che si spreme per collocare al meglio il suo prodotto sul mercato.

Casina Bric Ansj

Visitando l'azienda di Gianluca ho pensato immediatamente agli anni in cui giocavo a calcio. Facevo lo stopper, quando ancora esisteva come ruolo, prima della rivoluzione del gioco a zona. Per citare un bel post di Valerio Nicastro, gli stopper erano «quelli che si attaccavano al centravanti avversario dal venerdì sera e lo mollavano solo la domenica sera, dopo essersi accertati che si facesse la doccia... Determinati, concentrati, cattivi se serviva, fedeli alle istruzioni di un grande come Nereo Rocco: " a tuto quel che se movi su l'erba daghe. Se xe 'l balon, no importa"».

Gianluca Viberti

Ebbene, a modo suo Gianluca è uno stopper. Un vignaiolo che marca stretta la vigna, che ci vive in perfetta simbiosi, osservandone quotidianamente lo sviluppo e aggiustando il tiro a seconda delle annate e delle diverse condizioni climatiche. Uno stopper tignoso, un Pasquale Bruno di Langa (passamela, questa, Gianluca, nonostante la tua fede bianconera): massima attenzione alle più piccole variazioni dell'ecosistema tra i filari e controllo totale e ravvicinato dei processi di vinificazione. Un approccio produttivo, il suo, che rispecchia perfettamente il concetto dell'artigianalità, e che prevede interventi minimi in vigna e l'uso, tra le altre, anche di botti di cemento fatte realizzare su misura in cantina.

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A modo suo Gianluca Viberti è uno stopper, un vignaiolo che marca stretta la vigna

Il risultato? I vini di 460 Casina Bric sono pensati per essere piacevoli e di pronta beva. Operazione riuscita con il Brut Rosè Collezione N8, un 100% nebbiolo prodotto con il metodo Charmat lungo, tutto giocato sulla freschezza e sulla fragranza, e dall'Ansĵ 2011, un uvaggio con il 60% di nebbiolo e il 40% di barbera, che si distingue per un riuscito equilibrio tra la freschezza e il frutto della barbera e il corpo e la finezza espressiva del nebbiolo. Seguono e chiudono i Barolo: il Casina Bric 2010, che si presenta con un bel naso elegante e si scopre, nonostante la giovanissima età, morbido e avvolgente, già pronto per il bicchiere; e il Bricco delle Viole 2010, espressione più austera, dai profumi complessi che invitano a farsi scoprire lentamente e dalla bocca ampia, avvolgente e verticale.

Casina Brici, vini

 

Gabriele Rosso

Ospitiamo con immenso piacere l'articolo di Gabriele Rosso, food&wine writer cuneese. Classe 1979, dottorato in "Studi Politici", fin dalla nascita è affetto da una grave malattia : la passione per il Toro. Scopre l'interesse per il vino buttando lo sguardo verso le Langhe. Da lì al cibo il passo è breve. Quando si distrae mangia in maniera compulsiva. Non ha praticamente alcun "tabù" alimentare. Si occupa di comunicazione nel mondo del Food&Wine.

Ultima modifica: Venerdì, 03 Ottobre 2014 15:52
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