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Giacomo Oddero: «Coraggio, il vino ha visto tempi peggiori»

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Giacomo Oddero, piemontese Doc, grande conoscitore e appassionato dei vini del territorio, racconta la sua personale e storica avventura nel mondo dei vini Piemontesi. E lancia un messaggio ai giovani: sappiate reagire alla crisi con qualità e innovazione, il futuro è vostro!

Da assessore all’Agricoltura della Provincia di Cuneo, negli anni ’70, ha combattuto numerose battaglie per la qualità delle produzioni, firmando i disciplinari e le regolamentazioni di quasi tutti i prodotti agricoli, dai vini ai formaggi, dalle nocciole di Langa agli ortaggi di pianura.

La passione per le vigne lo vede ora impegnato nell’azienda Poderi e Cantine Oddero, a Santa Maria di La Morra, la cui attività è seguita dalla figlia Maria Cristina. Stiamo parlando di Giacomo Oddero, piemontese Doc, grande conoscitore e appassionato dei vini del territorio.

«Sono un anziano viticoltore con due figlie e tre meravigliosi nipoti, ho superato gli Ottanta ma sono ancora vigoroso e lucido. Recito i classici, leggo Shakespeare, Manzoni, Pavese e Fenoglio. Attendo alle mie cose, coltivo molti interessi e ho dietro alle spalle una vita già abbastanza lunga, occupata nelle vigne e a difesa della qualità del vino italiano e delle colline dove viene prodotto. Scelta, quest’ultima, che è stata vincente. Abbiamo vinto tutti insieme e in tanti: i vini italiani sono ora apprezzati nel mondo. Non è stato facile, e la crisi odierna sembra aver messo in discussione molti punti fermi. Ma la storia ci insegna che le difficoltà di oggi sono poca cosa, se paragonate a ciò che il mondo del vino ha dovuto affrontare in passato, dalla peronospera alla fillossera. Sul mio comodino c’è un’opera del Fantini di datazione incerta, comunque di fine ‘800, che tratta la storia della viticoltura della provincia di Cuneo. È una lettura decisamente interessante: le dinamiche in esso riportate, più di un secolo dopo, non sono in fondo così dissimili da quelle di oggi. Con una differenza. Dopo tanto tempo, ci siamo conquistati un dignitoso benessere, che vorremmo mantenere. Il nostro è un settore per certi versi autosufficiente, ma il mondo è globale, e da quando la crisi morde, anche i produttori vinicoli ne risentono».

Giacomo Oddero (a destra), assieme alla famiglia

 

Quindi, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

«Il futuro appartiene ai giovani, dovrebbe chiedere a loro! In ogni caso, il mio è un messaggio di speranza: le difficoltà di oggi sono facilmente superabili… C’è qualche nuvola all’orizzonte, ma vedo già il sereno che arriva. Chi coltiva la terra è gente tosta, che sa come reagire…

Le parole d’ordine attraverso le quali dovrebbe passare la ripresa sono “qualità” e  “innovazione”. Quanto alla prima, è innegabile che sia già stata fatta molta strada, dai riconoscimenti ottenuti con le Doc e le Docg alla costituzione dell’Albo Vigneti. Se avessimo puntato sulla quantità avremmo perso in partenza, non potremmo reggere il confronto con Veneto e Sicilia. Ora, date per acquisite le denominazioni, l’attenzione va riposta sui cru: occorrono paletti precisi per creare e mantenere identità precise. I nostri vini hanno virtù e difetti specifici: se sono tannici, è perché sono piemontesi! Il nostro vino, si sa, si affina col tempo, non bisogna avere fretta. E occorre una visione cauta dell’avvenire, di modo che la domanda sia sempre leggermente inferiore all’offerta. Inoltre, è indispensabile riconoscere ai produttori il giusto per il loro lavoro».

La cantina Oddero

Passiamo all’innovazione

«Ho insegnato la vendemmia a mia nipote Isabella, che gira tra i filari delle viti con il computer. La prima volta che andai a New York mi tremavano le gambe: oggi i giovani sono abituati a volare da un continente all’altro. Ancora un esempio: ricordo la prima ingenua pubblicità del vino scritta da mio nonno nel 1911, su un’agenda intitolata “Rimembranze del Circondario di Alba”, e penso agli strumenti che le nuove tecnologie offrono oggi per la promozione… Le possibilità non mancano. Occorrono giovani che si mettano in gioco, capaci di rischiare con intelligenza: 50 anni fa la rivoluzione l’ha fatta la mia generazione, che ha resistito alle sirene della città rimanendo in queste terre. Io punterei sull’Alta Langa, la cui gente continua a invecchiare: chi la scopre, oggi al massimo ci ristruttura un casale per farne la seconda casa, mentre ci sono spazi per l’imprenditoria in campo vinicolo. Penso all’Alta Langa, Doc conosciuta e rispettata, che ha però ancora un potenziale enorme: potrebbe diventare un brut di riferimento, per il mercato italiano e non solo, ma i vigneti impiantati sono ancora troppo pochi.

E al di fuori del mondo vinicolo in senso stretto, c’è un’industria della quale non ci siamo accorti: il turismo. Solo su Alba e Bra conta oltre cinquemila addetti. Anche senza strutture questa provincia è decollata: col tempo si sono fatti investimenti, e i numeri sono ora incoraggianti, ma tanto resta ancora da fare. Magari, puntando su un turismo “soffuso”, allargato, di territorio. Senza guastare le colline».

A proposito di colline, che rapporto ha con questa terra?

«Sono un po’ sciovinista... Ma se verrete a trovarci potremo, oltre che fare reciproca conoscenza, degustare insieme i nostri vini e se avrete tempo, ascoltare la storia della nostra famiglia che fin dal Settecento coltiva le vigne di queste colline. Non produciamo solo vino, bensì vendiamo poesia. Potrete apprezzare il caldo della nostra terra, il fresco delle cantine e soprattutto il calore di un’accoglienza che si sente onorata della vostra presenza». 

Vigneti della famiglia Oddero

Giacomo Oddero

Giacomo Oddero nasce a La Morra il 16 settembre 1926. Studia ad Alba e si laurea a Torino in Farmacia, esercitando poi la professione per quarantadue anni. Viene eletto Sindaco di La Morra nel 1965, per poi occuparsi, in Consiglio provinciale, di Agricoltura. Alla presidenza del Consorzio Acquedotto delle Langhe, dal 1971 al 1991, porta l’acqua pura dalla montagna alle colline, contribuendo allo sviluppo economico, sociale e turistico di tutta la zona dell’Alta e Bassa Langa. Dal 1977 al 1992 presiede la Camera di Commercio di Cuneo, ammodernando le strutture, decentrando i servizi, ma soprattutto contribuendo in modo determinante all’affermazione dell’immagine della Provincia, della sua gente e dei suoi prodotti nel mondo. A partire dal 1987 presiede, per quasi vent’anni, il Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, le cui erogazioni hanno permesso la realizzazione di decine di progetti che hanno dato lustro al territorio. Grande appassionato di formaggi e tartufi, è il fondatore e primo Presidente dell’ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi), nonché l’ideatore e il Presidente del Centro Nazionale Studi sul Tartufo.

La videodegustazione con Cristina Oddero

Guardate la nostra videodegustazione del il Barolo Bussia Soprana

Ultima modifica: Mercoledì, 27 Novembre 2013 16:20
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