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Un Lessona a Candelo, il fascino dell’Alto Piemonte

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L'Alto Piemonte è una terra ricca di fascino: il fascino del ricetto di Candelo, del Lessona, di una terra forte e ricca... seguiteci per scoprire tutto il fascino dei vini dell'Alto Piemonte!


Avete mai visto Carcassonne, cittadella medievale nel sud della Francia? Io sì e l’ho adorata, ma quando ho visto il Ricetto di Candelo… è stato meglio.

Sarà che a Carcassonne c’era un sole che spaccava le pietre e invece la prima volta che ho visto il Ricetto era sera, c’era la nebbia umida del biellese; sarà che mi avevano detto che al Ricetto avevano girato Dracula di Dario Argento… ma a passeggiarci in mezzo, con i ciottoli le stradine e una solitudine spettrale, Candelo mi sembrava magica, irreale. Le rue, le stradine acciottolate di Candelo sono lì, intatte, dal 1400: a pensarci fa venire i brividi (e infatti quella sera avevo la pelle d’oca).

Candelo è stato il mio secondo innamoramento per il biellese (il primo è stato il Piazzo, il terzo ve lo racconterò in un’altra occasione). E il colpo di fulmine è stato per il luogo e per un vino: il Lessona, uno dei figli più famosi dell’Alto Piemonte.

Il Ricetto di Candelo - CC Enrico Garubbi Matteo

Candelo e il Lessona: magia pura

Quella prima volta che ho visto il Ricetto di Candelo è stata un anno fa: destinazione il ristorante Il Torchio, equipaggiamento delle scarpe tacco 12, assolutamente inadeguate per i ciottoli su cui camminavo. Il locale, perfettamente intonato con l’atmosfera del luogo, prende il nome dall’enorme torchio che si trova all’interno, anzi ci sembra costruito attorno: dovunque ti siedi lo puoi vedere lì, severo e buono, che ti guarda e sembra suggerirti “bevi bene, rispetta chi faceva qui il vino!”. Lì mangio, non ricordo più nemmeno il piatto, e bevo. Lessona, appunto, dell’agriturismo La Prevostura invecchiato 30 mesi: uno dei vini più buoni che abbia mai assaggiato.

Io non sono da rosso ma per il Lessona faccio volentieri un’eccezione: per il colore rosso granato e il sapore speziato. Lo annuso, chiudo gli occhi, sorseggio, cerco di decodificarlo col palato… ha tanti sapori e rimane a lungo in bocca. Guardavo il torchio e mentalmente gli rispondevo: “certo che rispetto chi faceva qui il vino!”… anzi ne voglio sapere di più: quali altri vini nasconde l’Alto Piemonte? Cosa li rende speciali? Da quanto tempo sono qui? Ho potuto rispondere alle mie domande quasi un anno dopo, al Vinincontro, evento che raduna al Ricetto le eccellenze dell’enogastronomia Biellese e dell’Alto Piemonte.

Dritti e potenti: ecco i vini dell’Alto Piemonte!

Vinincontro, fine settembre: eccomi di nuovo a Candelo, in una sera meno umida e fredda della precedente e con le rue piene di persone. Mi preparo all’incontro con Luciano Gandini, delegato provinciale del gruppo AIS Biella (Associazione Italiana Sommelier): tema, le meraviglie vitivinicole dell’Alto Piemonte. Devo ringraziare il mio interlocutore: l’ho sommerso di domande sui vini della zona e lui, con competenza, passione e una pazienza ammirevole, mi ha fatto capire perché i vini biellesi e dell’Alto Piemonte meritano davvero uno sguardo e una bevuta…

Particolare del Ricetto di Candelo - CC Mastino70

“Sono vini dritti, si mostrano subito per quello che sono e hanno la grandissima ricchezza di permanere nel tempo: non sono come altri vini che hanno un grande impatto iniziale e poi evaporano dalla bottiglia poco dopo. Li caratterizza l’aroma ricco, di fiori, frutti, confetture, spezie…”

Erbaluce, Nebbiolo, Vespolina, Croatina, Uva rara (sempre meno usata), poi ancora Barbera: sono i vitigni coltivati qui, in una terra povera di calcio quindi ricca di minerali (diversamente se c’è molto calcio nel terreno, il calcio lega a sé i minerali e li “ruba” alla terra);  essendo il terreno a fondo sabbioso le viti hanno radici sottili e lunghe , così assorbono più minerali. Ciò si traduce in un vino fine: ecco l’essenza del Lessona.

Dai Celti a Quintino Sella, una storia all’insegna del vino…

Scopro molte altre cose, soprattutto del biellese: che la coltivazione del vino risale ai romani ma tracce di semi d’uva risalgono all’epoca dei Celti (e m’immagino un Obelix biellese che ruba la pozione e si ubriaca nelle cantine di Candelo…); che da allora il biellese ha una lunghissima tradizione vitivinicola ed era molto famoso in tutta Italia; che nell’Ottocento le malattie hanno decimato le vigne, la rivoluzione industriale ha portato via terre e braccia all’agricoltura e la qualità del vino era regredita molto, offuscando una fama secolare… E adesso?

“La terra biellese sta ritornando ad essere conosciuta: un esempio? Il Lessona è stato premiato con i 5 grappoli per 2 produttori su 4 nella guida AIS dei 2000, l’unico ad avere riconoscimenti per il 50% della produzione. I 150 dell’Unità d’Italia sono stati un’ottima occasione per far conoscere il Lessona al resto d’Italia: non per nulla è conosciuto come il vino portato da Quintino Sella alla corte del re per festeggiare l’Unità. Tuttavia la maggiore notorietà dei nostri vini è all’estero: America, Giappone, Russia, Germania… la fama dei vini biellesi è tale che bisogna prenotare in anticipo le bottiglie prodotte altrimenti non le si trova. E la cosa non ci dispiace affatto!”.

Tutti i vini dell'Alto Piemonte

Altre curiosità sui vini piemontesi? Ce le racconta Lorella Zoppis del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, ente che raggruppa la quasi totalità dei produttori, nato per la valorizzazione dei vini a denominazione di origine delle province di Vercelli, Novara e Biella, oggi anche della provincia di Verbania.

Cosa s'intende per Alto Piemonte e quali sono i vini che oggi hanno più successo (a livello di premi e di consumo)? 

«L'Alto Piemonte , da noi rappresentato , si sviluppa su 4 Province : Biella , Novara , Vercelli e Valli Ossolane e nella produzione di 10 denominazioni di origine di cui 2 Docg ed 8 Doc:

1. Gattinara Docg
2. Ghemme Docg
3. Boca Doc
4. Bramaterra Doc
5. Fara Doc
6. Lessona Doc
7. Sizzano Doc
8. Colline Novaresi Doc
9. Coste della Sesia Doc
10. Valli Ossolane Doc

I vini attualmente più conosciuti e che riscuotono più riconoscimenti sono le 2 Docg Gattinara e Ghemme, ma anche le altre denominazione stanno "fiorendo" e ricevono sempre più consensi dalla critica di settore. L'interesse in generale verso i vini dell'Alto Piemonte è in forte espansione».

Ci indica qualche buon motivo motivi per scoprire i vini dell'Alto Piemonte?

«L'Alto Piemonte del vino, che appartiene alla più antica storia della viticoltura, è una terra ancora viva: molti giovani si stanno riaccostando alla viticoltura. È una realtà che deve e merita di essere riscoperta, e di motivi ve ne dò addirittura cinque: l'elevata qualità delle produzioni, le peculiarità territoriali e le singolarità ampiamente riscontrabili nei nostri vini, l'ampia offerta di denominazioni. Non ultimo, la coerenza dei nostri viticoltori che caparbiamente hanno mantenuto il legame esclusivo con i vitigni storici. Chi si avvicina ai vini dell'Alto Piemonte difficilmente se ne allontana».

Elisa Vimercati 

Chi è Elisa Vimercati? "Dalla Brianza con furore". nasce ad Albiate e ha una gemella. Trapiantata in territorio biellese dal 2012 si è innamorata del Piemonte. Editor e web writer per un editore milanese dal 2010, nell'ultimo anno ha fatto una totale immersione nel copywriting, nel web e nel social media marketing: cosa nascerà dal mix? "Tante belle cose", dice lei. Chiedetele di scrivere e ne sarà felice. Ama il cibo, le chiacchiere e il buon vino: il suo preferito è l'Erbaluce di Caluso (ehssì).

Ultima modifica: Mercoledì, 24 Giugno 2015 09:04
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