La leggenda dei Polentoni
- Scritto da Laura Avidano
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Un percorso gustoso con partenza dall’Enoteca Regionale di Acqui Terme, in direzione di Roccaverano: alla scoperta della splendida e poco conosciuta Valle Bormida, tesoro di specialità gastronomiche e paesaggi pedemontani.
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Partendo da Acqui Terme, la prima tappa del nostro itinerario è il borgo medievale di Monastero Bormida, patria di Augusto Monti, scrittore, giornalista e uomo politico del ‘900. A lui si deve il romanzo I Sansôssí (“Gli Spensierati”) saga che abbraccia tre generazioni di una famiglia divisa tra le Langhe e Torino, vita privata e impegno civile, ambientata in buona parte a Monastero: «La singolare terra posta fra Monferrato e Langhe, che tiene il castello in basso e il borgo in alto alla viceversa di tutte l’altre vicine».
Il paese (con il ponte di accesso, il castello-monastero e il centro storico) fu fondato da un gruppo di monaci benedettini attorno all’anno mille. I monaci giunsero dall’abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese, chiamati da Aleramo, Marchese del Monferrato, per dissodare e seminare le terre devastate dalle invasioni dei Saraceni. La cittadina conserva i tratti dell’antico complesso monasteriale intorno al quale si è sviluppata la vita del borgo: l’accesso era garantito dal ponte che, nonostante il trascorrere del tempo e le alluvioni, continua a rimanere un solido simbolo del villaggio. Il Castello, che corrisponde al sito dell’antico monastero, oltre alle ampie sale con pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera, è arricchito da una torre alta 27 metri da cui si apre una fantastica visuale su tutta la Valle Bormida.
Il centro storico presenta case in pietra e qualche portale tardo medioevale: passeggiare tra le vie vi darà la sensazione di tornare indietro nel tempo. La seconda domenica di marzo la piazza del castello diventa teatro della famosa Sagra del Polentone, che si svolge almeno dal 1573. La leggenda narra che un Marchese Del Carretto, preso da un impeto di generosità, sfamò con polenta, frittata di cipolle e salsiccia un gruppo di calderai stremati dalla fame. Questi, riconoscenti, regalarono al paese un enorme paiolo di rame in cui – una volta l’anno – viene cotta una polenta di dimensioni pantagrueliche. In tale occasione, i vicoli del centro storico si animano di artigiani in costume che, muniti di attrezzi dell’epoca, ripropongono gli antichi mestieri. Il lunedì successivo al Polentone, si celebra invece il Polentino, questa volta a base di polenta e cinghiale.
Lasciandosi alle spalle la magica atmosfera di Monastero Bormida, dirigetevi ora verso Roccaverano, patria della omonima Robiola Dop, capitale della Langa astigiana e paese più elevato della provincia. Roccaverano si trova a 750 metri di altitudine e, fra pascoli e boschi, si respira un’aria che sa già di montagna.
Vi consigliamo una passeggiata nel concentrico fino a piazza Barbero. L’imponente Torre e i resti del castello sono del XIII secolo. I recenti restauri hanno reso la torre visitabile: basta chiedere le chiavi ai gestori dell’ Osteria del Bramante, lì di fronte. Il nome dell’osteria richiama l’impianto bramantesco della parrocchiale in pietra costruita nella stessa piazza, con pianta a croce greca e inaugurata nel 1516.
Dopo una scorpacciata di cultura, non resta che dirigersi verso il caseificio in regione Tassito per una visita al luogo dove nasce il famoso formaggio di Roccaverano. Qui potrete calmare il vostro appetito degustando la Robiola, una toma di capra morbida e profumata, dal sapore dolce e indimenticabile, il cui gusto viene esaltato in accompagnamento a miele, mostarda e un buon bicchiere di vino rosso.
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