I vini degli innamorati, un racconto
- Scritto da Diana Zahuranec
- font size diminuisci il font aumenta il font
- Vota questo articolo
- Letto 4255 volte
Un ragazzo. Una ragazza. Due vini e le loro leggende. Il nostro racconto di San Valentino svela la storia "sensuale" di due classici vini da amare
Era una notte fredda e limpida, con le stelle ricamate nell’oscurità del cielo come un gelido puntocroce. Un giorno di Febbraio. Un 14 di Febbraio. Un ragazzo stava chino al tavolo di un ristorante. Un cameriere passava, urtando la candela e producendo un tremolio nella semioscurità del locale.
Era un ristorante fascinoso. Con tavoli di legno antico. Candelieri vintage e pianoforte scassato in un angolo. E una ragazza, seduta allo stesso tavolo, guardava ogni cosa passando in rassegna la mobilia, i camerieri, i candelabri. Ma non guardava il ragazzo, di fronte a lei.
Le sue mani sudaticce lo distraevano. Non sapeva bene cosa dire e anche sulla sedia appariva scomodo, come se gli tirasse il colletto della camicia o i pantaloni gli si fossero impigliati da qualche parte.
Parlarono all’unisono quando il cameriere chiese cosa ordinassero: «Prima tu…no, prego, tu!». Il ragazzo aprì allora la carta dei vini, inalò con decisione e anticipò la ragazza.
«Verduno Pelaverga», disse senza guardare il cameriere. Conosceva le etichette e sapeva cosa avrebbe ordinato.
«Che vino è?», chiese lei puntandogli gli occhi e interrompendo il suo silenzio distratto.
«È un vino che proviene da un piccolo paese del Piemonte meridionale: Verduno. È un vino raro e prezioso, caratterizzato da piccole produzioni, minuscole a dire il vero. Che strano – continuò –, questo è forse l’unico locale dove ho visto servirlo». E si guardò alle spalle, come se in quel punto, e in quello soltanto, fossero al centro di un incantesimo che sospendeva il vuoto compiva il miracolo di materializzare un tesoro.
La ragazza continuava a puntarlo.
Incoraggiato, disse: «Lo chiamano basadonna in piemontese». «Bacia donna», scandì in italiano.
Voleva dirle d’un fiato che, secondo la leggenda, il Pelaverga aveva poteri afrodisiaci. Le sue distintive note speziate ricordano il pepe bianco e il pepe nero, addirittura il peperoncino, droghe che da sempre venivano associate all’amore sensuale, addirittura alla potenza sessuale, in quanto vasodilatatori. Ma si trattenne.
Ordinò crostacei e frutti di mare, suggerendo a lei di fare lo stesso. Sapeva che il Pelaverga dava il massimo con il pesce, sebbene fosse un vino rosso e anzi, per questo, risultasse più curioso.
«È fresco e accattivante», aggiunse, «Ma non va preso con leggerezza. Raggiunge e supera i 13 gradi, il che lo rende comunque un vino importante, complesso».
Come finirono il pesce, il vino aveva sciolto loro la tensione e le spalle erano morbide, non elettriche come all’inizio della serata.
Continuarono ordinando fragole e mascarpone e una fetta di torta ricoperta al cioccolato e ribes fresco: «Ci porti del Brachetto d’Acqui», suggerì.
«Sai che sono curiosa», disse la ragazza. «Penso di non essermi mai spinta oltre il vino della casa. Cos’è il Brachetto?».
«Si tratta di un vino da dessert».
«Come… il Moscato?», avanzò lei.
«Simile. Entrambi sono vini naturalmente frizzanti e aromatici, dolci, non troppo alcolici. Entrambi sono originari del Basso Piemonte. Ma il Brachetto è un vino rosso e ha un sapore assai diverso – disse. Ha incredibili sentori floreali, avvolgenti e sinuosi come un mazzo di rose in una stanza ombreggiata. In bocca, però, vince il sapore di frutta matura, la fragranza dell’uva si mescola alla fragola, al lampone, alla frutta rossa. È un vino giovane ed esuberante, i cui profumi durano a lungo e la cui dolcezza ricorda vini antichi, da banchetto, da libagione. E da incontro… amoroso».
«In che senso?».
«Il Brachetto era conosciuto come Vinum Acquense. Un vino prestigioso, celebrato dai patrizi romani per le sua dolcezza e i profumi inebrianti, seducenti. Non mancava ai loro banchetti e persino Cleopatra ne era devota».
«Pensavo le piacesse il latte», ridacchiò lei.
«Per nutrire la pelle, forse. Ma in fatto di incontri, era un bicchiere di Brachetto il protagonista. Lei lo usava come afrodisiaco – disse a voce più bassa. Si dice facesse impazzire tanto Giulio Cesare quanto Antonio. La leggenda vuole che casse di questo vino giungessero in Egitto prima di ogni loro incontro. Voglio dire, anfore, immagino. Cleopatra lo adorava. E, immagino, anche i suoi amanti adorassero essere “infiammati” dai suoi profumi».
Lei rise, forse avvampando un poco. I suoi occhi passarono da lui al bicchiere e dal bicchiere al liquido rosso vivo.
«Possiamo brindare a questo», si sbilanciò.
«A cosa?», questa volta era lui ad essere curioso
«Ai vini degli innamorati», concluse. E i bicchieri tintinnarono.
Verduno Pelaverga DOC
È un vino rosso il cui vitigno è coltivato soltanto in 9 ettari dell'omonimo comune: Verduno, non lontano da Alba, in provincia di Cuneo. Vino equilibrato e bilanciato grazie ai suoi soffici tannini, appare un vino fresco e leggero, ma in realtà raggiunge e supera i 13 gradi. La sua caratteristica principale è data dalle note di pepe bianco con sfumature di lampone e liquirizia. In bocca, mentre i tannini accarezzano la lingua finisce con una piacevole sferzata acidula.
Brachetto d'Acqui DOCG
Un vino rosso frizzante e aromatico, dalla bassa gradazione alcolica, prodotto in purezza dal vitigno Brachetto, tipico del piemonte meridionale. Il suo colore è vivace e rubicondo. Al naso, caratteristico è il suo bouquet femminile con sentori di rosa e lampone. In bocca è fresco, vivace, capace di stupire per la dolcezza e l'acidità ben bilanciate. Perfetto con il cioccolato, la frutta fresca e gli amaretti, è un vino in grado di sorprendere il palato con ogni tipo di dolce.