Menu

  1. Langhe
  2. Barolo
  3. Barbaresco
  4. Roero
  5. Acquese e Ovadese
  6. Gavi e Tortonese
  7. Asti e Moscato
  8. Monferrato
  9. Torinese
  10. Alto Piemonte

La cura della solitudine: vino dell’Alto Piemonte, Ivrea, la luna

  • Vota questo articolo
    (4 voti)
  • Pubblicato in Vino e Cose
  • Letto 18319 volte
La cura del vino La cura del vino

Chi bazzica un po’ nel mondo degli enopatici (ma anche nel mondo degli eno…e  basta) sarà stufo di sentirselo dire: il vino è una cura.

 

Ti senti triste? Il vino è una cura.

Il treno fa ritardo? Il vino è una cura (suggerimento al management di Trenitalia: una bottiglia ogni tanto, così, gratis, sui treni; visto che migliorare il servizio è più difficile del dividere il Mar Rosso in due, almeno ci fate stare allegri, su).

Hai la pila di bollette da pagare, il PC aperto e stai per farti coraggio nel guardare (il conto online, sssh, a bassa voce che fa meno paura)? Il vino è una cura.

Nulla di nuovo sotto il sole e le viti, certo. Ma anche la ruota è qui sulla Terra da 7.000 anni ed è ancora piuttosto utile, no?

Ecco, ora vi suggerisco la cura per quando volete un momento per farvi i fatti vostri, stare da soli con i vostri pensieri, se ne avete, o con un pacifico nulla atomico, che male non fa, ma soprattutto: per ricavarvi un piccolo momento perfetto di solitudine beata.

 

Piccolo momento di solitudine perfetta? Il vino è la cura

Per applicarla servono:

• una vineria accogliente
• un rosso piemontese
• dell’ottimo cibo da abbinarci
• Passito e dolciumi

Per non lasciare la cura nel limbo delle idee, l’ho subito messa in pratica.

E sono andata ad Ivrea…

Ivrea, via Dora Baltea, vicino al nuovissimo ponte sulla Dora: è di legno e ha delle magnifiche panchine. Se volete guardare le stelle, parlare o pomiciare, fiondatevi lì.

Morbelli è una vineria che corrisponde alla mia idea di vineria: il salotto di casa, ma un po’ più grande, con persone che mi servono da mangiare e dell’ottimo vino. Velluto e colori caldi ovunque (se poi mi dite che ho delle vinerie un’idea da nonna Papera, pazienza…). 

Un locale da salotto (o un salotto da locale? Mumble)

Il locale è diviso in due zone, quella dove si beve solamente e l’area ristorante. La prima ha la carta da parati a righe color verde oliva, azzurro chiaro e beige, i mobili di legno con i libri e una vecchia tivù degli anni Sessanta, la ha le pareti color rosso cupo che mi fa sembrare di essere nell’utero materno, in un nido, in un abbraccio: mi dà calore e protezione) e, anche lì, i mobili di legno. Fra le due, una porta comunicante e due banconi per lato.

Ogni tavolo ha la sua candela, che la cameriera prontamente ci accende, alle pareti ci sono come delle casseforti incastonate nel muro. Sulle tovagliette si leggeva la ristampa di una nota di credito con cui il signor Morbelli chiedeva alla signora Salaiana Teresa la restituzione di fusti vuoti o damigiane, avendone lui sommo bisogno. Insomma, fosse stato per me avrei cacciato via tutti quanti e portato da casa il plaid per passarci la nottata. 

Cena, cibo e vino divino

Ordino un Ghemme Riserva 2005 prodotto da Zanetta: mi piace come rimane in bocca. Lo accompagno con tagliata di petto d’oca e croccante di cereali, lasagnetta scomposta alle verdure, e infine Robespierre di garronese con patate al forno – che era ben cucinata e morbidissima. È in questo momento che io trovo la pace dei sensi e dei pensieri. E se avessi una penna più svelta scriverei una lunghissima ode al buon cibo e al buon vino, degli ottimi amici sempre, in compagnia o in solitudine.

Non so voi, ma io tollero la mia persona molto meglio, se accanto ho piatto e bicchiere riempiti a dovere. La cura che vi ho suggerito inizia ad essere efficace in questo preciso momento. Ma come ogni cura che si rispetti, deve essere consolidata. È allora il turno dei dolci: tortino al cioccolato caldo con cuore fondente di Gianduja, uno dei miei dolci preferiti da quando sono in Piemonte, e Tarte Tatin di mele renette calda su crema gelata alla vaniglia…

La cosa più stupefacente è stata il finale, il Passito: molto profumato, di una dolcezza equilibrata. Uvette, dolce, fresco, buonissimo (mi hanno detto che il Passito è “roba da donnette”: ma è vero?).

A conclusione della cura, seguitemi per una passeggiata al ponte nuovo. Guardate la Dora, guardate la luna, sorridete… e se non tornerete a casa felici, non è colpa mia…

E voi, qual è il vostro momento di solitudine perfetta? Che fate, che bevete? Fatemi sapere!

Winter sunset on the Dora river (Ivrea)Photo da Claudio, Creative Commons

Ultima modifica: Giovedì, 19 Marzo 2015 17:17
Elisa Vimercati

"Dalla Brianza con furore". nasce ad Albiate e ha una gemella. Trapiantata in territorio biellese dal 2012 si è innamorata del Piemonte. Editor e web writer per un editore milanese dal 2010, nell'ultimo anno ha fatto una totale immersione nel copywriting, nel web e nel social media marketing: cosa nascerà dal mix? "Tante belle cose", dice lei. Chiedetele di scrivere e ne sarà felice. Ama il cibo, le chiacchiere e il buon vino: il suo preferito è l'Erbaluce di Caluso (ehssì).

torna all'inizio

Chi Siamo

  • Il progetto Wine Pass
  • Lo staff
  • Contatti
  • Privacy Policy

Login or Register

  • Forgot your password?
  • Forgot your username?
  • Create an account