Batasiolo: «Le Langhe? Un'emozione anche per chi le vive»
- Scritto da Pietro Ramunno
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Due milioni e mezzo di bottiglie prodotte ogni anno, di cui 230mila di Barolo, 133 ettari di proprietà dislocati tra i Comuni di La Morra, Monforte d’Alba, Barolo e Serralunga d’Alba, nove cascine per altrettanti cru (Cerequio, Brunate e Morino, Boscareto e Briccolina, Bofani e Tantesi, Bricco di Vergne e Zonchetta). Sono i numeri dell’azienda vitivinicola di Fiorenzo Dogliani, Beni di Batasiolo, dove passato e futuro convivono in un’immagine di presente efficiente e dinamico.
Signor Dogliani, per lei il vino è…
Il vino, fuori di retorica, è un modo di essere. Non è un semplice alimento, tantomeno un semplice commercio, meno che mai solo un mestiere. Il vino è cultura, simbolo, senso di appartenenza. In qualunque situazione, ha sempre rappresentato uno stare insieme: anche nella povertà dei tempi passati, era un ponte fra le persone. Diventava bisogno di dialogare, voglia di smussare tutti gli spigoli di fatica o le preoccupazioni. È radicato nella nostra cultura quanto può esserlo la natura: rimanda a un modo di vivere, di ritmi modulati che ancora oggi, nonostante il progresso, sopravvivono e fioriscono insieme ai meravigliosi colori che hanno le colline nel periodo della vendemmia.
Ricorda il primo bicchiere di vino bevuto?
Una volta il pintone era una presenza costante nella cucina delle cascine, quasi “uno di famiglia”. Pur nelle condizioni di povertà di allora, la domenica un piatto di ravioli ris e coi [riso e cavoli, ndr], una fetta di bollito e un bicchiere di vino buono non mancavano… Eravamo tutti insieme in una tavolata allegra: avrò avuto dieci anni, mi pare fosse un Nebbiolo, perché era domenica. È passato mezzo secolo, eppure mi sembra di avere la scena davanti agli occhi.
A proposito di tempo che scorre… dal patriarca Antonio a oggi: cosa è cambiato nel modo di fare vino?
La vita intera oggi è assolutamente diversa, ma è rimasta uguale l’importanza che ha la natura, che è decisiva per la qualità di un’annata e di un vino. Certo, oggi si dirada, si produce con logiche moderne: dove il mercato una volta era a malapena locale, oggi è assolutamente globale. Fortunatamente però, oggi come allora, sono comunque sempre e solo la terra e la natura che creano il vino.
Le Langhe hanno una caratteristica quasi unica: riescono a emozionare anche chi le ha come proprio scenario quotidiano.
C’è una persona che più delle altre ha segnato il suo percorso di vignaiolo?
Direi senz’altro mio padre. Questo è un mestiere che si vive, prima ancora di impararlo. Il legame col mondo del vino, allora quasi sacrale, come quello con la terra, io l’ho letteralmente assorbito da lui. E non tanto dalle sue parole, quanto piuttosto condividendone la vita. Per me, guardare le Langhe e vedere mio padre è la stessa cosa.
Le Langhe: che legame ha con questa terra? Dalla Malora fenogliana al possibile riconoscimento dell’Unesco, ne è stata fatta di strada…
Le Langhe hanno una caratteristica quasi unica: riescono a emozionare anche chi le ha come proprio scenario quotidiano. In passato povere di una miseria quasi feroce, oggi aperte, frequentate da gente di tutto il mondo, ma – nella loro essenza – emozionanti allo stesso modo. Anche quando sembrano all’apparenza malinconiche, magari in un giorno di nebbia, non puoi non amarle e portarle nel cuore, in qualunque posto tu vada.
L’etichetta del cuore: se dovesse sceglierne una?
È difficile dirlo, perché nel vino non ci sono figli e figliastri… La Batasiolo ha comunque una fortuna notevole, quella di disporre di vigneti di proprietà di nebbiolo da Barolo dislocati nelle più storiche e famose zone di produzione: Monforte d’Alba, Barolo, Serralunga d’Alba, La Morra. Però, se proprio devo dirne una, scelgo Vigneto Corda della Briccolina, vendemmia 1990: straordinaria. Senza nulla togliere alle altre, intendiamoci. Però un’annata eccezionale la percepisci… è un qualcosa che senti compiersi giorno dopo giorno, fin dall’inverno. È come se dalla primavera avessi la certezza che né grandinate, né piogge, né freddo fuori stagione potranno accadere. La vendemmia del 1990 credo sia irripetibile, per la perfezione dell’insieme. Ma nessuna vendemmia sarà mai uguale ad un’altra, nel bene o nel male.
Parliamo un po’ della vostra azienda: quali sono i mercati di riferimento?
Possiamo dire senza compiacimento di avere avuto un’evoluzione davvero soddisfacente. Dopo aver fatto da battistrada dei vini piemontesi in alcuni mercati (principalmente Brasile, dove esportiamo dal 1978, e Svizzera), oggi vendiamo in 68 nazioni. Chiaramente, senza costanza nulla regge: tra dormire sugli allori e vanificare tutto, il passo è breve. E la situazione è diversissima da alcuni decenni fa: il mercato si è espanso e, nonostante la crisi globale, questa differenziazione permette di avere sempre nuove possibilità. Oggi come oggi, i nostri mercati principali sono quelli di Stati Uniti, Canada, Brasile e Oriente in generale.
Che caratteristiche contraddistinguono il terroir di produzione dei vostri vini?
Esposizione al sole in primo luogo, una pendenza che permette alle uve di assorbire luce e calore e di far fluire via l’acqua piovana, preservando l’essenzialità di grappoli e acini. Il terreno è calcareo-marnoso, ideale specialmente per i nebbioli. Poi, ogni zona ha le sue peculiarità: La Morra produce dei Barolo strutturati e “lunghi”, ma un po’ meno complessi, mentre il Barolo di Serralunga ha una struttura tale che si esprime al meglio dopo almeno 7-8 anni di affinamento in cantina.
Progetti futuri?
Guardiamo avanti, soprattutto dal punto di vista delle nuove metodologie di produzione. Il giorno in cui una qualunque azienda cominci a pensare di aver definitivamente imparato a produrre vino, da quel momento inizierà inesorabilmente il declino. Ogni vino ha caratteristiche in costante espansione… Prendiamo il Barolo: è un vino che ha futuro e passato nella stessa misura. Le sue caratteristiche sono e saranno sempre inconfondibili, e chi lo beve cerca esattamente quello che troverà, senza compromessi. Il Barolo è improducibile altrove, e in tutto il mondo lo si beve e lo si cerca proprio per come nasce e si sviluppa, qui e non altrove. Un privilegio che dobbiamo però meritarci, continuando a dimostrare sempre credibilità e coerenza.
Sono sempre più in crescita gli enoturisti interessati al territorio di produzione che si presentano direttamente in cantina: “turismo e vino” è un binomio che sembra funzionare particolarmente bene, da queste parti…
Verissimo. Abbiamo saputo adeguarci, riuscendoci in tempi molto stretti. Fino agli anni Ottanta queste zone erano ancora chiuse in una logica territoriale lontana dal concetto di accoglienza francese. Ma una volta diventati meta di turismo internazionale si è riusciti a esprimere un alto livello di offerta sia culturale, sia gastronomica, sia di accoglienza, e diciamo pure anche storica, e il gap è stato colmato in maniera addirittura sorprendente. Si beve un vino, ci si interroga sulla sua storia: fisica, ideale, umana. Questo è turismo di livello!
VIGNETO CORDA DELLA BRICCOLINA - Barolo Docg
Quest’uva nebbiolo di Serralunga d’Alba viene vinificata in modo tradizionale, con una fermentazione di 15 giorni a contatto con le bucce. Poi segue l’affinamento in barrique per almeno due anni e un anno in bottiglia. Il vino ha profumo ampio, speziato, con note di frutta matura e, in bocca, un tannino vellutato che conferisce pienezza e armonia.
Batasiolo
Frazione Annunziata, 87
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