Nebbiolo o nebbioli? Mini-guida al più celebre vitigno del Piemonte
- Scritto da Diana Zahuranec
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Quante sfumature ha il Nebbiolo in Piemonte? E quante Doc e Docg nascono dal suo generoso grappolo? Per rispondere a questa domanda Wine Pass presenta la sua miniguida al Nebbiolo, Re dei vitigni piemontesi da cui nascono Barolo e Barbaresco, ma non solo…
Fuori dal Piemonte, dove molti conoscono la materia nei più fini dettagli, il bevitore occasionale di vino riconosce da subito le «3 B» della Regione: Barolo, Barbaresco e Barbera. Spesso però, le sue conoscenze si fermano qui. Non si conosce neppure, ad esempio, che due dei celebri vini appena citati - il Barolo e il Barbaresco - nascono in realtà dallo stesso vitigno: il Nebbiolo.
Proprio il Nebbiolo, in Piemonte, è forse il più straordinario dei vitigni coltivati, in grado di esprimere una stupefacente varietà di caratteristiche che, affinate, si trasformano in altrettanti vini: tutti ampiamente riconoscibili e tutti dotati di una personalità indipendente, sebbene, alle volte, siano espressione di vigneti distanti anche pochi chilometri. Tutto merito del terroir che, coniugando l’azione dell’uomo ai terreni e ai microclimi tipici di area in area, dà origine a 13 differenti interpretazioni del Nebbiolo, tutte certificate Doc o Docg.
Certo, dal Nebbiolo si ottiene un vino con caratteri comuni: colore rosso tendente al granato, con sfumature mattone; aromi di violetta, frutti di bosco, spezie e un velo di mandorla; gusto secco con tannini vellutati e corpo sempre importante, pronto a sostenere l’invecchiamento.
Ma è anche vero che i diversi vini ottenuti dal Nebbiolo presentano caratteri estremamente riconoscibili, squillanti e vivaci, ognuno consapevole e pronto a svelare la propria particolare esistenza. Tanto che, una volta che li avreti conosciuti ed apprezzati, potrete esclamare: «Ma perché nessuno me lo aveva mai fatto notare prima?».
Seguite la nostra miniguida e imparate a conoscere questo straordinario dono della natura.
1. Barolo
2. Barbaresco
3. Roero
4. Nebbiolo d'Alba
5. Langhe Nebbiolo
6. Gattinara
7. Carema
8. Boca
9. Bramaterra
10. Lessona
11. Ghemme
12. Fara
13. Sizzano
14.Canavese
Wine Pass Zones: Barolo, Barbaresco, Langhe, Roero
Senza dubbio il Nebbiolo più conosciuto e blasonato. Il nome deriva dall’omonimo paese ubicato nella Langhe occidentali, cuore della produzione. Il Barolo viene comunque vinificato su un territorio che comprende 11 comuni, ognuno dei quali con particolari caratteristiche. Se dovessimo semplificare però, potremmo dire così: il Barolo è un vino ben strutturato e bilanciato, in grado di migliorare con il tempo, corposo e profondo, sempre elegante; un classico da meditazione con profumi di rosa e viola, frutti maturi, spezie e, come retrogusto, un leggero sentore di liquirizia. Il Barolo, per essere tale, segue uno stretto disciplinare che prevede un invecchiamento di almeno 38 mesi, che diventano 62 per la versione «Riserva».
Leggi il nostro Focus sulla città di Barolo
In qualche modo parente del Barolo, il Barbaresco viene vinificato nelle Langhe orientali, al confine con la zona del moscato e del Barbera di Asti. Il suolo di queste terre dona al Barbaresco un distintivo profumo di vaniglia, cannella, pepe verde, lampone, marmellata di frutta e nocciola. Il Barbaresco è un vino nobile, leggermente meno complesso del Barolo, estremamente piacevole. Il Disciplinare prevede un invecchiamento di almeno 20 mesi, che sono 50 per la sua versione «Riserva».
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Considerato il “cugino” roerino del Barolo, questo vino è composto per il 95% da Nebbiolo e per il 2-5% da alter uve piemontesi adatte alla vinificazione di vini rossi. Viene coltivato sui terreni più sabbiosi del Roero, le colline sulla riva sinistra del fiume Tanaro. È un nebbiolo delicato, con aromi di fragola, lampone, rosa e geranio. Carlo Alberto di Savoia era così innamorato di questo “nebbiolino” che comprò parecchie vigne per fornire la cantina del Castello di Pollenzo (cantine che oggi rivivono grazie alla Banca del Vino all’interno dell’Università di Scienze Enogastronomiche). L’invecchiamento minimo per il Roero Docg è di 20 mesi, 32 per la sua versione «Riserva».
Prodotto tra la zona del Barolo e quella del Barbaresco, possiede le caratteristiche di entrambi: corposo e pronto all'invecchiamento. Ma è più delicato e può essere bevuto decisamente più giovane. Il disciplinare consente infatti che sia immesso sul mercato dopo 12 mesi, oppure 18 per la sua versione "Superiore". Il colore è rosso rubino poi granato, il profumo unisce i sentori fruttati del lampone, del geranio e della fragolina selvatica a quelli eterei e speziati della cannella e della vaniglia, il sapore, totalmente secco, si avvale di una struttura notevole, dove alcol, acidità ed estratto creano sensazioni di armonia ed eleganza.
Questo è il Nebbiolo delle Langhe, cioè quello che non viene coltivato nei territori precedentemente citati, ma è comunque compreso nel territorio della Langa (comunque solo nei comuni previsti dal disciplinare). Il Piemonte non ha infatti una certificazione Igt e ricorre alla Doc, anche per preservare le ottime caratteristiche di questo vino. Il Langhe Nebbiolo deve essere Nebbiolo almeno per l’85%, mentre il rimante 15% può provenire da uve adatte alla vinificazione di rossi piemontesi. Il suo profumo ricorda la viola e il lampone: è un vino secco, robusto, dal corpo importante e tannini ben identificabili, più o meno morbidi.
Wine Pass Zones: Torinese, Alto Piemonte
Il Gattinara è forse il Nebbiolo del Nord più celebre, conosciuti fin dai tempi antichi e apprezzato da Plinio il Vecchio al tempo dei Romani lodato durante il Medioevo, come si legge in molti documenti dell’epoca. Di solito è un Nebbiolo in purezza, ma può contenere fino al 4% di Vespolina e fino al 10% di Bonarda, vitigni tipici del Piemonte Nordorientale. Possiede un distintivo aroma di viola, un corpo vellutato. Resiste benissimo all’invecchiamento e può essere immesso sul mercato dopo 24 mesi, che diventano 36 per la sua versione «Riserva».
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A Carema, sul confine tra Piemonte e Valle d’Aosta si ottiene un altro grande “Nebbiolo del Nord” la cui composizione di Nebbiolo deve essere superiore all’85% (ma il Carema Classico, ad esempio, è Nebbiolo al 100%). L’omonimo Carema vede l’utilizzo di due varietà locali: il Picunter e il Pugnet. I vitigni sono spettacolari e meritano una visita: ampi terrazzamenti a pergola con i piloni in pietra che scalano la montagna. Questo vino profuma di rosa e ha tessuto morbido e vellutato.
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Il Boca è il Nebbiolo piemontese coltivato più a Nord. È composto da un blend di 70-90% Nebbiolo, chiamato Spanna, e al massimo un 30% di Vespolina o Bonarda Novarese, chiamata anche Uva Rara. Possiede un intenso aroma di violetta ed è piacevolmente speziato: un vino con una nota leggermente amara e retrogusto di melograno.
Il Bramaterra è un vino ottenuto tra Lessona e Gattinara. Si compone di n Nebbiolo al 50-80% più un 30% al Massimo di Croatina e un 20% al Massimo di Vespolina. È un vino di buona struttura dal tipico bouquet floreale, note speziate e sentori di mandorla
Il Lessona è un vino raro, prodotto in un area piccolissima attorno all’omonima cittadina. Si compone di Nebbiolo all’85% e di Vespolina per un massimo del 15%. Si tratta di un vino piacevolmente fruttato e tannico, con sentori di viola e fiori silvestri.
Anche il Ghemme proviene dal fazzoletto di terra intorno ai comuni di Ghemme e Romagnano Sesia. Può presentarsi in purezza oppure essere composto da un minimo di 85% di Nebbiolo e un massimo di 15% di Vespolina o Bonarda Novarese. Il vino ottenuto - grazie al terreno di origine vulcanica - è fruttato, con un intenso aroma di viola. Caratteristica è anche la sua nota leggermente amara e la sua rinfrescante acidità.
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Il Fara è prodotto in due comuni soltanto: Fara e Briona, piccoli centri a Nord-Ovesti di Novara. Secondo il Disciplinare può essere ottenuto con un 50-70% di Nebbiolo, un aggiunta massima del 50% di Vespolina o Bonarda Novarese e da un 10% massimo di altre uve da vino rosso piemontesi. Caratteristico è il suo bouquet floreale su cui spicca la viola, il gusto secco e leggermente amaro, sempre bilanciato.
Prodotto nel solo comune di Sizzano, questo vino – come il Ghemme – ha conosciuto ampia fortuna nei secoli passati. Il Conte Cavour, ad esempio, ne fu un grande estimatore, paragonandolo ai Borgogna. Il nebbiolo qui compare per un minimo di 50-70% con il restante 50% di Vespolina o Bonarda Novarese e un massimo di 10% di altre uve piemontesi da vino rosso. Il sapore è asciutto, sapido ed armonico, con aroma di viola, spezie e tannini soffici.
Il Canavese Doc è la denominazione interprovinciale che tutela i vini prodotti sulle colline della Provincia di Torino e di Biella, una denominazione simile a quella del Langhe Nebbiolo. Proprio come per il Langhe, il Canavese Nebbiolo deve essere ottenuto con almeno l'85% di uve Nebbiolo e il 15% massimo di altre uve piemontesi da vino rosso. Il suo colore è rosso rubino o granato con riflessi aranciati. L'odore è delicato, leggermente floreale, secco in bocca e asciutto, leggermente tannico.