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Ascheri, un mix tra tradizione e innovazione

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Il Borgo Ascheri a Bra, accoglienza a 360 gradi

Nel cuore del Roero sorge la città di Bra, e nel centro della città della Zizzola, affacciato su un cortile, c’è un luogo dove l’accoglienza si sviluppa a 360°: è il Borgo Ascheri. Qui lo spirito della famiglia, improntato da sempre alla ricerca della qualità, traspira ovunque: dalla cantina, all’osteria, all’albergo, ogni dettaglio del “progetto ospitalità” è stato studiato per consentire al turista di vivere un’esperienza indimenticabile.

“Ogni vino è frutto di tre diversi fattori: origine, vitigno e interpretazione. La prima dipende dal terroir e dal vigneto; il secondo elemento è frutto di una scelta; l’interpretazione è il marchio che ciascun produttore imprime al proprio lavoro”.

Il nonno di suo nonno, suo omonimo, era citato dal Fantini nella Monografia sulla viticoltura ed enologia nella Provincia di Cuneo datata 1879, modello di innovazione per il suo metodo «che partecipa dell’antico e del moderno» grazie all’introduzione di fili di ferro nella palizzatura del vigneto. Gigante buono del vino italiano, anche Matteo Ascheri è un innovatore: ha dato forma all’idea di far sentire l’ospite come a casa propria, ampliando l’attività avviata nel 1880 da Giacomo Ascheri, che si trasferì a Bra lasciando la borgata Ascheri, a La Morra, in cui la famiglia affonda le proprie radici con attestazioni che risalgono addirittura al 1196. A fine ‘800 Bra, complice la fortunata posizione geografica, era vivacissima dal punto di vista commerciale, autentico snodo per il mercato di pellame, cuoio, vino, formaggi, prodotti agricoli da Langhe, Roero e Valli cuneesi: dopo due Guerre mondiali con la Grande Depressione nel mezzo, anche a causa del progressivo declino della Casa Reale, questa funzione di collegamento con la grande città, Torino, andò indebolendosi. Delle numerose cantine che un tempo ne animavano l’attività commerciale, la Cantina Ascheri, oggi, è l’unica rimasta nel territorio di Bra, depositaria di questa antica e nobile tradizione.

Albergo Cantine Ascheri

Frutto di ristrutturazioni susseguitesi negli anni, oggi il Borgo Ascheri è un gioiellino di grande pregio architettonico, che ruota intorno al fulcro della cantina.

Nel nostro lavoro abbiamo scelto un approccio naturale, con un utilizzo moderato della tecnologia, senza stravolgere il vino con trattamenti particolari, rivalutando l’affinamento in legni non nuovi ed elaborando da soli le nostre scelte. Non seguiamo le mode di biologico o biodinamico, ma siamo attenti alla sostenibilità, lavorando con etica e nel rispetto della natura. Cerchiamo però di essere sempre pragmatici, nella vigna come in cantina, arrivando anche ai mercati: l’evoluzione tecnica e tecnologica ci ha permesso di produrre vini migliori. Fino alla fine degli anni ’70, su dieci annate 3 o 4 erano buone, 3 o 4 medie, 3 o 4 scadenti. Adesso sono quasi sempre ottime, e non è solo una questione di clima: c’è una gestione professionale della produzione, con le tempistiche e gli strumenti giusti, che ha avuto un impatto positivo sulla qualità.

Qualche numero?

Abbiamo 45 ettari di vigneti su tre diversi poderi, per una produzione annuale di circa 240mila bottiglie, quasi la metà delle quali di Barolo. Esportiamo in 50 Paesi esteri oltre il 97% della nostra produzione, e in particolar modo in Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Canada. Su Cina e Russia andiamo molto cauti… Preferiamo mercati che garantiscano una continuità nel tempo e, in ogni caso, la nostra produzione è praticamente tutta allocata.

Se dovesse scegliere la sua “etichetta del cuore”? Una fra i vini di sua produzione, una di un collega produttore.

Direi un Barolo Sorano, o un Nebbiolo d’Alba Bricco San Giacomo, senza indicare un’annata in particolare: sono dell’idea che le sensazioni possano variare da persona a persona. Uscendo dal nostro territorio, direi invece un Château-Grillet, una piccola denominazione nella Rhône Valley: il viognier riesce sempre a sorprendermi...

Le Canrine Ascheri

A proposito di viognier, come mai sulla collina di Montalupa avete scelto di piantare varietà internazionali?

Nei nostri vigneti nelle Langhe siamo andati sul classico, utilizzando solo vitigni autoctoni per i poderi di Serralunga d’Alba e al confine tra Rivalta di La Morra e Verduno. Nel Roero, invece, abbiamo cercato di esaltare il territorio con le uve più adatte a esprimerne le potenzialità: syrah e viognier Ma se è vero che non sono vitigni autoctoni, è innegabile il fatto che terreno e produttore sono piemontesi. Poi dalle nostre parti, generalmente, i bianchi sono fruttati e freschi – basti pensare al Gavi o all’Arneis –, mentre noi volevamo provare un bianco nuovo, diverso, che avesse complessità e struttura. Il viognier secondo me ha una vita anche di 12-15 anni: per un rosso è qualcosa di abituale, trovo che l’invecchiamento di un bianco sia un discorso più eccitante.

La vigna di Montalupa

Qual è il segreto per un buon vino?

Ogni vino è frutto di tre diversi fattori: origine, vitigno e interpretazione. La prima dipende dal terroir e dal vigneto; il secondo elemento è frutto di una scelta; l’interpretazione è il marchio che ciascun produttore imprime al proprio lavoro. Per me, è fondamentale la fedeltà a tre caratteristiche ben precise: eleganza, concentrazione naturale ed equilibrio. E sono convinto che il vino si faccia in vigna, più che in cantina, dove credo gli interventi debbano essere ridotti al minimo.

Come si comunica il vino, oggi?

L’enologo Armando Cordero, persona tanto umile quanto dotata di una sensibilità davvero unica, mi ha fatto capire che per descrivere un vino bastano poche parole. E che, in cantina come nella vita, essere è meglio che apparire.

C’è una persona che più delle altre ha segnato il suo percorso di vignaiolo?

Non c’è modo migliore di comunicarlo attraverso i fatti: tutto quel che un vino ha da dire è dentro la bottiglia. Bisogna lavorare con serietà: farsi apprezzare è un processo che richiede tempo, ma normalmente viene premiato, anche dalla stampa di settore. In ogni caso, sia che riceviamo una recensione positiva, sia che ci muovano una critica, contentezza o delusione durano in entrambi i casi cinque minuti: poi, comunque, si torna a lavorare.

Non solo vino: parliamo dell’Osteria Murivecchi?

Là dove, nel 1880, erano le prime cantine di affinamento del Barolo della nostra famiglia, nel 1993 abbiamo ricavato un ambiente famigliare e accogliente dove proponiamo solo piatti tipici piemontesi, con un’attenzione particolare alle ricette della tradizione. Volevamo un locale che avesse personalità e siamo stati pionieristici: all’epoca non lo faceva nessuno… Si stava perdendo questa tipicità e noi cercammo di recuperarla. Non ad arte, ma in maniera autentica: conduzione familiare, tavoli in legno, ricette semplici, ma gustose, piatti del giorno scritti sulla lavagna e vini venduti anche al bicchiere… Era una novità assoluta!

Osteria Murivecchi

“Frutto di ristrutturazioni susseguitesi negli anni, oggi il Borgo Ascheri è un gioiellino di grande pregio architettonico, che ruota intorno al fulcro della cantina”.

E a completare il progetto, l’albergo Cantine Ascheri, quattro stelle.

Il nostro hotel di design è frutto di una ristrutturazione del 2005, con la struttura ricavata sopra la cantina, visibile dalla hall attraverso il pavimento di vetro: l’idea è quella di invitare i nostri ospiti a degustare le nostre etichette, facendo capire loro che si trovano in un luogo particolare, che ha nel vino il suo epicentro. Una grande hall con soppalco e biblioteca tematica, un lounge bar, una terrazza estiva con viti selvatiche, 27 camere di cui 4 jr suite e 2 suite: tutto è curato nei minimi particolari con gusto e stile. In diverse stanze, inseriti direttamente nel muro, sono presenti dei monocoli che evidenziano monumenti e peculiarità braidesi. Perché viviamo in un territorio meraviglioso… Sarebbe un peccato non sottolinearlo.

I monocoli dei muri dell'Hotel Cantine Ascheri

Ultima modifica: Mercoledì, 10 Luglio 2013 10:04
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