Alla scoperta del Dolcetto, una mini guida per orientarsi
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Il Dolcetto è una vera e propria gemma da riscoprire. È il più «giovane» dei grandi "vitigni da rosso" Piemontesi (gli altri sono il Nebbiolo e il Barbera), ma ha un carattere ben definito, tutto da gustare.
In verità, le uve di dolcetto sono piuttosto… «dolci». Tanto da poter essere servite come frutta o utilizzate per la cognà, la tipica marmellata di vino cotto e spezie che in Piemonte viene servita con i formaggi (e si accompagna perfettamente ad una bottiglia di Dolcetto, ovviamente).
Un nome ingannevole
Il Dolcetto è infatti un vino fresco e rubicondo, da tutto pasto, bilanciato nei tannini, con poca acidità e una buona nota alcolica. Nasce accanto ai vitigni di Barolo e Barbaresco, ma viene servito più giovane: ha una minore complessità e non deve affinarsi a lungo perché offre da subito una buona intensità. Purtroppo, il calco dal piemontese all’italiano ha restituito un nome vezzeggiativo che ancora oggi inganna molte persone, portando a credere che il Dolcetto sia un vino da dessert. Se questo vale per le uve, infatti, non è proprio il caso del vino, che ha caratteristiche particolari.Qualcuno crede che il Dolcetto derivi il proprio nome da un errore di traduzione.
Più precisamente dal termine dusset, che in piemontese indica le piccole e dolci tipiche del paesaggio di Langa dove viene coltivato. Tradizionalmente, il vitigno del Dolcetto produce vini poco fruttati, dai colori brillanti e acidità leggera. Ma negli ultimi anni viene vinificato in maniera “più spinta”, cercando di esaltare il gusto del frutto, di raggiungere colori più intensi e una maggiore gradazione alcolica.
Dall’Alta Langa all’Australia
Il vitigno cresce in terreni sabbiosi e calcarei, in appezzamenti di solito più elevati di quelli del Nebbiolo. Questa caratteristica, rende il Dolcetto diffuso in molte parti delle Langhe e dell’Alta Langa, nonché sulle colline Ovadesi, dove si esprime un ottimo - e ancora poco conosciuto Dolcetto. La sua adattabilità e la sua resistenza, inoltre, lo hanno reso coltivabile in Australia e negli Stati uniti, con risultati più che soddisfacenti.
Le migliori espressioni
Quali sono le zone piemontesi più vocate al Dolcetto? E quali caratteristiche esprime il Dolcetto di Ovada rispetto a quello di Diano o Dogliani?
Dogliani Docg
La zona di produzione del Dogliani Docg si trova nel sud del Piemonte, nella parte bassa delle Langhe ed è caratterizzata principalmente dalla presenza di terreni bianchi e argillo-calcarei, con colline tra i 250 e i 700 metri di altitudine.
È forse la più grande espressione del vitigno dolcetto per storicità e terroir e ci regala vini fruttati, di buona struttura e tannicità. Elegante, il suo grande potenziale evolutivo lo differenzia dalle altre denominazioni. La Docg è arrivata nel 2011 ed è disponibile nella tipologia Dogliani Docg, più fruttata e immediatamente godibile, e Dogliani Superiore Docg, che accompagna ai sentori fruttati, note speziate, minerali e di sottobosco, che lo rendono adatto ad un medio invecchiamento.
Diano Docg
Prodotto esclusivamente nel comune di Diano d'Alba, i vigneti di Diano si estendono su una collina a 500 metri di altitudine. Le aree più vocate per la produzione di dolcetto si chiamano "Sörì" che in dialetto piemontese stanno ad indicare le zone meglio esposte e più assolate. Ad oggi se ne contano 77.
Il Diano Docg ha un colore rosso rubino con riflessi violacei, profumo fruttato di ciliegia matura, caratterizzato da una sostenuta alcolicità e un buon corpo, sapore asciutto e gradevolmente ammandorlato. Con un invecchiamento di almeno 18 mesi lo si può esibire nella tipologia "superiore".
Ovada Docg
Questo Dolcetto è la Dogc più giovane. Ottenuta nel 2008, è prodotta in 22 comuni della provincia di Alessandria con epicentro Ovada. L'area è prevalentemente collinare (non superiore a 600 metri) e si snoda lungo il corso del fiume Orba.
Di colore rosso rubino intenso, violaceo tendente al granato con l'invecchiamento. L'Ovada Docg è fruttato con un sapore asciutto, morbido, armonico e gradevolmente mandorlato. Il gusto è tannico, poco acido. È un dolcetto da degustare giovane per apprezzare al massimo la piacevolezza di beva e la versatilità negli abbinamenti. La denominazione può essere accompagnata dalla menzione aggiuntiva "vigna" purché tale vigneto abbia un'età d'impianto di almeno 7 anni. I vini sottoposti ad un periodo di invecchiamento non inferiore a 24 mesi possono portare come specificazione aggiuntiva la dizione "riserva".
Appunti di degustazione
Servito giovane, il Dolcetto si adatta alla maggior parte dei piatti. Grazie alla sua freschezza è un vino versatile, da tutto pasto e da tutti i giorni. Accompagna benissimo i piatti rustici, gli antipasti e le carni (crude o cotte), ma sia abbina perfettamente alla pastasciutta e si esalta con la pizza (molto meglio che la birra!).
Il Dolcetto è anche un grande vino da aggiungere alle ricette. Ad esempio, si sposa benissimo con le salse al pomodoro, gli spezzatini e gli stufati.
Le città del Dolcetto
Approfondisci la conoscenza di questo vino scoprendone i capoluoghi di produzione: Diano d'Alba and Dogliani.